Il mondo viaggia a grandissima velocità, così la comunicazione, e quella del vino non fa eccezione. In soli dieci anni si è passati dalla comunicazione classica alle “social stories” degli influencer e se i produttori non comprendono questa rivoluzione cercando di diventarne parte rischiano concretamente di restare tagliati fuori.
In questo contesto si inseriscono le nuove tappe del corso Comunicare il vino che Enora, GB Export e Gheusis organizzano il a Brescia, Dozza (BO) e Firenze. Di evoluzione e importanza della comunicazione abbiamo parlato insieme ad Andrea Gori, biologo, ricercatore, genetista e sommelier fiorentino che sarà tra i docenti del corso di Dozza.
Come è cambiata la comunicazione del vino negli ultimi vent’anni?
Faremmo prima a dire come è cambiata negli ultimi dieci minuti. La velocità è stata impressionante perché da una comunicazione classica si è arrivati in soli dieci anni alle stories degli influencer con una rivoluzione senza precedenti, impensabile anche per chi l’ha seguita da vicino. Direi che si è passati dal ruolo centrale del critico-interpretatore del vino al comunicatore e narratore del contorno e del visuale del vino, con perdita di profondità e aumento di immediatezza, destino comune ad altri settori.
Perché è importante conoscere l’evoluzione dei linguaggi comunicativi oggi?
Il giornalista, ma anche il produttore, oggi deve capire che siamo immersi in un mondo di influencer di varia portata ma che contribuiscono nel loro insieme alla reputazione e al successo di un prodotto come il vino.
“La velocità è stata impressionante perché da una comunicazione classica si è arrivati in soli dieci anni alle story degli influencer con una rivoluzione senza precedenti”
Quali sono gli errori che i produttori tendono a fare nel raccontare il proprio vino?
Il principale è pensare che esistano solo loro, che il loro vino sia il migliore perché ci dedicano più tempo di altri. Non assaggiano altri vini che non siano il loro riferimento immediato e danno per scontato che alcuni aspetti del loro lavoro non siano appassionanti o interessanti per il pubblico. Altro errore forse anche più generico è che non si rendono conto della centralità del produttore stesso nel comunicare un vino, almeno su certa scala.
Esistono codici comunicativi differenti a seconda dei mercati cui ci si rivolge o è possibile stilare delle “best practice” che abbiano validità generale?
In un mondo che cerca autenticità e localizzazione direi che il messaggio è lo stesso ma va declinato negli ambiti social dove si vuole lavorare. Un’azienda comunica la stessa cosa ad un cinese su TikTok e ad un americano su Instagram ma il codice cambia perché cambia il mezzo.
“Il principale errore che i produttori commettono è pensare che esistano solo loro, che il loro vino sia il migliore perché ci dedicano più tempo di altri”
Cosa crede debbano e possano aspettarsi gli iscritti a “Comunicare il vino” di Dozza da questo corso specifico?
Molte più domande di quando lo hanno iniziato ma molta più consapevolezza che stiamo vivendo un momento bellissimo di trasformazione complessiva e comunicativa. Stiamo costruendo un futuro molto diverso da quello che ci saremmo aspettati e facciamo ancora in tempo a farne parte. Ma il rischio di restare esclusi e fuori dai tempi è molto grande.
CHI È ANDREA GORI
Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze con la Trattoria da Burde dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo sommelier e poco più per diventare Ambassadeur du Champagne per l’Italia. Dal 2005 cura il canale YouTube più ricco d’Italia su vino e cibo (3500 video autoprodotti per quasi 3milioni di visualizzazioni) e dal 2007 scrive il blog Vino da Burde che diviene il più letto in Italia sul vino nel 2010. Nel 2009 fonda Dissapore.com e in seguito Intravino.com, continua a scrivere su alcune riviste (Business People, Voilà Magazine) e per la trilogia dei “Manuali di Conversazione” sullo Champagne, sui Grandi Rossi e il recentissimo sui Vini Rosa. Dal 2010 ogni mese porta il suo modo di degustare vino in giro per le città d’Italia con God Save The Wine, il festival da lui ideato e giunto alla 124esima edizione tra Milano, Firenze, Genova, Bologna, Roma e Verona con cui arriva a servire vino fino alla generazione Z. Collabora come assaggiatore alla guida DoctorWine sui vini italiani, occasionalmente DJ in eventi vinosi e per tutti è “il sommelier informatico 4.0”, stabilmente nella top ten mondiale dei dieci personaggi più influenti nel mondo del vino e alla ricerca continua di nuovi modi di raccontarlo alle nuove generazioni. A giugno sarà wine consultant per il festival Firenze Rocks con The Cure, Ed Sheeran, Dream Theater, Tool e The Editors.