Dopo la tappa norvegese, la nostra rubrica “Vini & Mercati” ci porta nuovamente in Scandinavia, Svezia per la precisione, in compagnia di Niklas Bergqvist.
Educatore certificato WSET, VIA Expert e Ambassador e responsabile della cantina del prestigioso wine club Vinkallaren Grappe a Stoccolma, Bergqvist ha accettato di rispondere dettagliatamente ad alcune domande sulla situazione attuale del mercato svedese, tra analisi delle importazioni e dei sentimenti che animano i wine lover locali e i titolari di ristoranti e attività ricettive.
Un quadro che per volumi di vendita vede ancora i vini italiani protagonisti ma che è al tempo stesso complicato dalla pandemia e dalla presenza di un monopolio che recita un ruolo tutt’altro che marginale.
Qual è la situazione attuale del mercato interno del vino in Svezia?
La Svezia ha iniziato a essere una nazione produttrice di vino negli ultimi anni, la produzione è estremamente limitata, il che significa che il mercato del vino svedese è ancora basato sulle importazioni. Naturalmente, il mercato è cambiato molto dall’inizio della pandemia. Durante il primo semestre dell’anno, le vendite di vino nel monopolio degli alcolici (Systembolaget) sono cresciute in volume e valore. In questo periodo il fatturato complessivo delle vendite nel monopolio è stato del +16% in volume e del +17,8% in valore, nonostante la Svezia non sia stata forzata a un periodo di lockdown. Poiché molta gente ha scelto comunque di rimanere a casa il più possibile, l’impatto sul mercato della ristorazione in generale è stato severo, con enormi differenze tra diversi tipi di attività. Per esempio, molti ristoranti che hanno sempre ospitato congressi, grandi gruppi business o una clientela più matura hanno avuto difficoltà. Alcuni ristoranti hanno risolto la situazione iniziando a consegnare a domicilio, ma le leggi svedesi non consentono di vendere vini o alcolici secondo questa modalità. Altri ancora hanno fatto fallimento o hanno dovuto chiudere per settimane se non mesi. Quelli più alla moda e con una clientela leggermente più giovane, invece, tolte le prime settimane di pandemia, hanno registrato una perdita minore nelle vendite. Molti ristoratori che conosco hanno notato una diminuzione delle vendite a causa delle attuali norme per il contenimento del Covid-19, quali ad esempio la distanza di sicurezza tra i tavoli o il divieto di prendere un calice mentre si attende al bancone in attesa del proprio posto in sala.
Qual è la percezione del vino italiano e del “prodotto Italia” in generale in Svezia? È cambiato qualcosa dopo la pandemia Covid?
Il vino italiano domina il mercato delle vendite dal lontano 2011, in termini di volume. Di solito è pari a un 25-30% delle vendite. In generale mi sento di affermare che gli svedesi sono molto affezionati al “prodotto italiano”, specialmente quando si tratta di cibo e vino. Per gli svedesi l’Italia rappresenta anche un luogo in cui andare a trascorrere le vacanze, soprattutto per un certo tipo di turisti, i cosiddetti “svedesi che cercano il sole” che una volta venivano in Italia e ora preferiscono andare in Thailandia o in posti simili. Penso che l’Italia sia ancora nelle prime posizioni della lista di chi è interessato al turismo enogastronomico. Bisogna però sottolineare che la predominanza italiana tra le vendite di vino in Svezia è in buona parte dovuta alle vendite di Bag-in-Box e altri vini di basso prezzo. Questa realtà inizia ad occupare una grande fetta del mercato e penso che la causa sia che alcuni di questi prodotti sono venduti con nomi blasonati o pubblicizzati in modo da sembrare simili ai più famosi vini di alta qualità. Per esempio il mercato svedese è innamorato da molto tempo dei vini della Valpolicella, del Ripasso e dei vini da appassimento come l’Amarone, e l’avvento dei prodotti mediocri dalla Valpolicella stessa come da altre parti del Veneto e d’Italia sfruttano quella reputazione. Questo non è d’aiuto, anzi, induce il consumatore a snobbare le diverse peculiarità dei vini presenti al giorno d’oggi. Credo che ci vorranno anni di duro lavoro per ripristinare la percezione di qualità di questi vini. Questo tipo di attitudine sta lentamente crescendo anche nel panorama dei consumatori svedesi. Con l’avvento del Covid i media svedesi hanno fatto molti focus sull’Italia, non solo perché è stato il primo paese europeo ad essere colpito duramente dalla pandemia, ma anche perché è successo esattamente nello stesso momento in cui molti svedesi stavano trascorrendo le vacanze di febbraio sulle Alpi italiane viaggiando attraverso quello che veniva percepito come l’epicentro della pandemia in quel periodo. In un momento in cui la gente si sentiva a disagio in presenza di chi aveva viaggiato in quell’area, gli svedesi si sono dimostrati molto razionali e raramente si sono rifiutati di acquistare un prodotto dall’Italia per la paura del contagio. Penso che molti svedesi vogliano tornare in Italia appena la pandemia sarà sotto controllo.
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Qual è la situazione dell’importazione di vino al momento? C’è domanda sul mercato?
La situazione si riflette ovviamente sulle importazioni. Le aziende che fanno la maggior parte delle loro vendite attraverso il monopolio stanno andando bene, mentre quelle specializzate nel mercato dell’hotellerie e della ristorazione, nei tax free negli aeroporti ecc. stanno trascorrendo un periodo ancora più difficile. L’impatto su queste attività tuttavia è il riflesso della situazione del mercato della ristorazione. C’è chi è stato fortunato ad avere la maggior parte delle proprie vendite nei ristoranti che sono stati meno colpiti dalla pandemia e chi invece è stato particolarmente bravo a vendere i vini – che erano destinati al commercio nella ristorazione – direttamente ai consumatori attraverso il monopolio. Alcuni importatori, infatti, hanno la possibilità di mettere a disposizione i loro vini, attraverso il Systembolaget. Queste etichette sono “conservate” dagli importatori e si possono trovare solamente sul sito di Systembolaget. Si tratta di una prassi laboriosa per gli importatori, perché devono convincere i consumatori a prendersi il tempo di ordinare e aspettare che i vini siano consegnati al negozio del monopolio invece di poter comprare qualcosa che è già disponibile sugli scaffali. Questo può richiedere una o due settimane per la consegna ed è probabilmente il principale difetto. In questo momento direi che solamente i consumatori più attenti sono a conoscenza di questa opportunità. Ottenere una fetta più grande del mercato svedese potrebbe essere complicato a causa delle nostre leggi restrittive riguardo alla pubblicità sugli alcolici.
Ci sono segnali di ripresa rispetto al periodo di picco della pandemia o proiezioni di questo tipo per il futuro prossimo?
Non avendo avuto il lockdown, si è potuto notare come per molti mesi la gente non abbia desistito dall’andare a mangiare al ristorante. Penso che la possibilità di pranzare o cenare all’aperto sia stata importante ma, siccome l’inverno sta arrivando, sfortunatamente questa non sarà più un’opzione percorribile per molti esercizi. C’è il rischio concreto che i ristoratori e tutti coloro le cui vendite dipendono da questo settore vadano incontro a un periodo ancora più difficile.
Pensi ci siano reali ed efficaci alternative a un nuovo possibile blocco delle importazioni causa Covid? L’online può essere una risposta e, se sì, come può venire in aiuto ai produttori e alle cantine?
Nel caso della Svezia, al di là dei problemi logistici, non credo che le importazioni diminuiranno di molto per chi accede al canale del monopolio. Per i produttori importati solo nell’horeca, che sono stati quindi più danneggiati dalla situazione pandemica, credo che la cosa più importante sia generare una consapevolezza dei vini che producono e/o vendere online. La dura realtà per molti importatori e produttori è che in Svezia devi fare in modo che i consumatori siano interessati ad un prodotto al punto tale da volerlo ordinare/acquistare in modo attivo invece di scegliere passivamente qualunque cosa sia già disponibile sugli scaffali dei negozi. Per quanto riguarda l’online, il monopolio afferma che le sue vendite con consegne a domicilio sono cresciute, ma è un servizio molto recente e questa opzione sembra aver avuto molta meno popolarità rispetto ad altri Paesi. Ci sono anche diverse aziende con sede in altri Paesi dell’UE che stanno vendendo ai consumatori svedesi direttamente dai negozi online, ma questo tipo di vendita sta in una zona legale “grigia” tra il monopolio e il mondo dell’off-trade svedese e i diritti delle aziende europee di vendere i propri prodotti a tutti i cittadini degli stati membri.