l’Italia nel 2018 è il primo produttore di vino al mondo, ma non è detto che sia una buona notizia per chi vuole vendere sui mercati stranieri. Ma andiamo con ordine. Alla stessa conclusione sono giunte le stime della Commmissione Europea e quelle di Uiv-Isema: quest’anno siamo davanti agli storici concorrenti Spagna e Francia, con 49,5 milioni di ettolitri che segnano un +16% sullo scorso anno. Quella che in assoluto sembra una buona notizia, non deve mettere in secondo piano un altro dato fondamentale. Si tratta dell’andamento dei prezzi dei vini sui mercati, che ha una tendenza al ribasso “ingiustificata”, secondo l’opinione degli osservatori.
Paolo Castelletti, segretario generale della Unione Italiana Vini, commenta così all’agenzia Askanews: «Denunciamo una riduzione delle quotazioni dei vini all’origine assolutamente ingiustificata e che sembrerebbe frutto di logiche speculative, assolutamente dannosa per il settore. A fronte di una vendemmia leggermente superiore rispetto alla media degli ultimi anni, controbilanciata, però, da un dato sulle giacenze al 1 agosto inferiore del 10% rispetto al 2017, la disponibilità complessiva del prodotto non giustifica le tensioni al ribasso dei prezzi dei vini che stiamo rilevando sui mercati».
Quali le ripercussioni sull’export? Le quotazioni dei vini hanno pesanti ripercussioni sul costo della singola bottiglia, che determina a sua volta il valore di importazione. Ecco perché il vino di altri paesi, in particolare quello prodotto in Francia, riesce a spuntare prezzi maggiori con gli importatori. Una tendenza da osservare nei prossimi mesi, e dalla quale trarre alcune riflessioni in merito al primato della qualità e alle strategie di marketing. Un vino eccellente non basta, di fronte alla complessità dei mercati internazionali.