Durante il suo intervento al corso Winetelling organizzato da Enora, ha inquadrato il fenomeno dell’enoturismo attraverso i numeri: in Italia ogni anno i turisti del vino sono 15 milioni, per un fatturato che rappresenta una percentuale tra il 12 e il 20% del business delle cantine. «Il consumo globale di vino si sposta ma non cresce – ha sottolineato – mentre ogni anno al mondo ci sono 50 milioni di turisti in più. È uno scenario che impone alle cantine un gioco di squadra per allargare il proprio giro di affari.»
Accogliere in cantina gli enoturisti è un’attività che può mettere in luce la produzione di un’azienda. Ma se gestita nel modo sbagliato, il visitatore difficilmente sceglierà – o consiglierà – quel vino in futuro. Quali sono allora gli errori da evitare? Dall’intervento di Donatella Cinelli Colombini abbiamo raccolto questi spunti, da stampare e rileggere di tanto in tanto.
- Non pensare che esista un solo tipo di enoturista. C’è quello che arriva in cantina per caso, magari seguendo un classico tour Venezia – Firenze – Roma. C’è quello competente che desidera un’esperienza immersiva. E poi l’opinion leader, l’amante del lusso, il wine lover. Ognuno di loro ha un differente livello di preparazione sul vino. È importante capire quale pubblico si desidera intercettare e di conseguenza organizzare un’accoglienza che ne rispecchi le aspettative.
- Mai essere ripetitivi. A meno di avere ospiti particolarmente interessati ai metodi di produzione, è meglio preparare un percorso di presentazione che non si limiti agli aspetti tecnici. La maggior parte degli enoturisti ama ascoltare la storia della cantina e dei fondatori, è affascinata dalla cultura locale e dai paesaggi. Un’accoglienza efficace fa emergere questi elementi, che fanno parte del vino: una meta turistica si sceglie per la sua unicità.
- Non avere paura delle novità. I dati sull’enoturismo dimostrano che c’è grande richiesta per le degustazioni innovative: che sia itinerante o nel vigneto, con vino versato dalla botte o da bottiglie custodite nelle celle più suggestive della cantina, l’esperienza deve sorprendere e stimolare la curiosità del visitatore. Le aziende più strutturate offrono addirittura la possibilità di essere enologo per un giorno. L’enoturista assembla il suo vino, lo imbottiglia e se lo porta a casa con orgoglio.
- No agli odori. E no anche ai profumi. Anche se gli ambienti della cantina possono sembrare puliti, esistono fonti di cattivi odori che rischiano di rovinare la degustazione. I macchinari per la pulizia dei bicchieri, ad esempio, con il tempo diventano causa di un retrogusto sgradevole nei calici. Da limitare – meglio evitare del tutto – l’uso di dopobarba e profumi. Anch’essi raggiungono le narici dei visitatori e alterano sensibilmente la percezione del vino.
- Non ignorare le recensioni. L’obiettivo di chi fa accoglienza è la soddisfazione dei visitatori, prima ancora della vendita delle bottiglie. Enoturisti che lasciano la cantina con il sorriso sulle labbra sono il primo passo per avere valutazioni positive. E le recensioni online sono tenute in considerazione non solo dai turisti, ma anche dai buyer.